Ingredienti:
Per 4 persone
- 1 l Brodo vegetale
- 500 g Carote
- 2 cucchiaio Farina di riso integrale
- 1 cucchiaio Foglie di sedano
- Olio di oliva extra vergine
- Sale
- Noce moscata
Procedimento:
Dividere le carote a metà per il lungo, poi tagliarle a mezze rondelle spesse 3-4 mm. Mettere a lessare nel brodo bollente per 10 minuti, scolare con una schiumarola e conservare il brodo al caldo.
Scaldare 3-4 cucchiai d’olio in una casseruola, aggiungere la farina di riso e ricavare un composto denso. Unire le carote lesse e dopo qualche minuto versare il brodo caldo, portando il tutto a bollore. Proseguire per altri 5 minuti e levaee dal fuoco.
Frullare finemente la minestra ottenendo una crema non troppo densa, spolverare con un’abbondante grattugiata di noce moscata e di foglie di sedano.
IL PARERE DEL MEDICO, A CURA DELLA DOTTORESSA BARBARA FAVOLE
LA CAROTA
La carota (Daucus Carota), vegetale diffuso e largamente consumato, possiede numerose proprietà nutrizionali, ma anche controindicazioni in diverse situazioni cliniche.
Significativo è il suo contenuto in vitamine, tra cui A-B-C-K e il betacarotene, componente fondamentale per la produzione della melanina, sostanza di pigmentazione delle cellule cutanee, che protegge dagli effetti negativi dei raggi solari.
Il betacarotene, però, non svolge solo queste due funzioni, ma possiede anche altre importanti proprietà; infatti, insieme con l’apporto di calcio e di vitamina D, contribuisce al mantenimento di denti sani e sostiene il metabolismo dell’osso.
Secondo numerosi studi scientifici, sembra che il betacarotene si opponga alla formazione di calcoli renali, potenzi le difese immunitarie contro le infezioni delle vie respiratorie e protegga l’organismo dalla cancerogenesi causata da agenti chimici; infine acuisce la capacità visiva, per cui il consumo di questa verdura è consigliabile ai piloti e a che è costretto a guidare soprattutto di notte (l’incidenza statistica dei casi di cataratta è ridotto nelle popolazioni che consumano abitualmente carote).
La carote svolge, inoltre, un’importante azione regolatrice sull’intestino, con effetti opposti a seconda della modalità di utilizzo: consumata cruda esercita un’azione di stimolo del transito intestinale per il suo alto contenuto di fibre, per il betacarotene che aumenta la funzionalità del fegato sano e per l’azione fluidificante dei Sali biliari, in quando riduce la percentuale di colesterolo in essi contenuta; viceversa, la carota lessa con olio e limone costituisce un presidio antidiarroico, in quanto perde una quota di betacarotene, subisce un destrutturazione delle fibre e, soprattutto, rende disponibile la sua vitamina K che coagula la massa intestinale.
Per evitare la dispersione delle sue proprietà vitaminiche e poterla impiegare in soggetti che necessitino di sostanziosi apporti vitaminici come gli anziani e i convalescenti, la carota andrebbe preferibilmente consumata al naturale, in succo o in insalata, e non dovrebbe essere pelata, ma solo spazzolata sotto l’acqua, in quanto è proprio sulla sua superficie che si trova la maggiore quantità di betacarotene ed altre vitamine
INDICAZIONI E CONTROINDICAZIONI
CAROTA COTTA –
Nei soggetti con disturbi dell’equilibrio glicemico o francamente diabetici, la carota costituisce un alimento controindicato, sia per la sua quota in zuccheri, sia per il contenuto in betacarotene: quest’ultima impegna e rallenta troppo la funzione epatica, frenando la metabolizzazione degli zuccheri circolanti da parte del fegato.
Anche nelle patologie epatiche caratterizzate da congestione dell’organo, la carota non è indicata per le ragioni esposte precedentemente; in particolare, nel morbo di Gilbert e nei pazienti affetti da steatosi epatica, questo vegetale deve essere evitato anche quando sia presente una situazione di ipercolesterolemia.
Nelle patologie renali senza impegno epatico, la carota cruda può essere inserita nelle varie associazioni alimentari; al contrario, la carota cotta è controindicata per la maggiore ricchezza in Sali cristallizzati e per il fatto che l’inevitabile ingorgo del sistema epatobiliare provoca una ridotta metabolizzazione dei cataboliti, con difficoltà di eliminazione renale
Per la stessa ragione, la carota, soprattutto cotta, non può essere usata nel trattamento bio-nutrizionale dell’ipertensione arteriosa.
Nonostante la sua ricchezza in zuccheri, l’affaticamento epatico provocato dagli altri componenti della carota ostacola il drenaggio tessutale e costituisce un fattore di disturbo o di aggravamento in tutte le condizioni cliniche caratterizzate da ridotta lucidità mentale. Gli stessi zuccheri in eccesso possono rendere insufficiente la produzione pancreatica di insulina, provocando uno stato iperglicemico che riduce la vigilanza e l’attività mentale.
Come tutti i vegetali, la parte commestibile è costituita dalle radici (che assorbono terreno e trattengono i nutrienti, anche la carota veicola una informazione energetica conservativa ed anabolica, espressa materialmente dai suoi Sali minerali, dai carotenoidi e dalla vitamina K: la tendenza sarà quella di un ingorgo delle cellule e dei tessuti, con riduzione della velocità dei metabolismi organici.
Per questa ragione, qualche che sia la causa, non può essere impiegata in tutti quei soggetti che tendono all’edematosi.
Una valutazione differenziale di tipo energetico può essere fatta tra la carota e la patata: anche di quest’ultima si utilizza a scopo alimentare la parte che cresce sotto terra, ma la funzione dei nutrienti accumulati nel tubero della patata ha un significato differente: infatti, come per l’uovo gli amidi della patata hanno uno scopo nutrizionale finalizzato allo sviluppo dei germogli, espressione di nuova vita.
L’impiego bio-nutrizionale della carota è riservato a soggetti che necessitino di zuccheri, ma che non manifestino alterazioni della funzionalità pancreatica ed epatica. Per esempio, i pazienti con scarse riserve endocellulari di glicogeno, o che si possano giovare dall’apporto di sali minerali, come i bambini in accrescimento: avendo di solito un fegato efficiente, questi ultimi manifestano una particolare appetenza per gli zuccheri della carota cruda, anche quando rifiutano la maggiore parte degli altri vegetali.
In alcune patologie epatiche, gli zuccheri della carota lessa, resi più biodisponibili dalla cottura, possono giovare alla ripresa funzionale dell’epatocita. Peresempio nel trattamento dell’epatite virale acuta, la fine della sintomatologia astenica e dell’inappetenza esprime una riduzione dell’ingorgo cellulare e un tentativo di ripresa metabolica che richiede un apporto consistente di glicidi forniti dalla carota lessa, meno ricca di carotenoidi e di Sali persi in diluizione durante la bollitura.
Nella Tradizione popolare la carota viene impiegata spesso come base del soffritto o per i sughi di carne: la funzione specifica sarà quella di fornire quella minima quantità di zuccheri che permetteranno al fegato di metabolizza al meglio le proteine ed i lipidi della carne, mitigando l’acidità del pomodoro e migliorando le caratteristiche organolettiche del pasto